Molti sono gli studi scientifici che dimostrano il ruolo preventivo dell’alimentazione rispetto allo sviluppo di malattie cronico degenerative tanto che sia la  FAO e l’OMS hanno dichiarato che alimenti e nutrizione sono i principali fattori ambientali in grado di influenzare l’induzione di malattie croniche non trasmissibili, in particolare tumori  e malattie cardiovascolari.

Ma, oltre all’importanza indiscussa che il cibo svolge come strumento preventivo, qual è il ruolo della corretta e adeguata alimentazione nelle patologie oncologiche?

Dopo la diagnosi e i relativi trattamenti farmacologici, le abitudini alimentari possono fare la differenza e rappresentare un valido supporto alle terapie e alla loro efficacia.

Il supporto nutrizionale è caratterizzato, dunque, da tre momenti fondamentali:

  • preparazione pre-terapia;
  • supporto alle terapie;
  • ricostituzione dei substrati e ripristino delle funzionalità.

E’ importante, per cominciare, curare la salute dell’intestino prima di intraprendere le terapie oncologiche. E’ noto, infatti, quanto queste possano danneggiare le mucose dell’apparato gastroenterico, l’ecosistema batterico intestinale e il meccanismo fame/sazietà: sistemi in stretta correlazione con la buona salute del microbiota intestinale. 

 Nel corso dei trattamenti terapeutici (chemioterapici, ormonali, immunologici, chirurgici) l’alimentazione risulta fondamentale per affrontare stati di malnutrizione, stipsi o diarrea, mucositi e nausea, conseguenze di variazioni ormonali e immunologiche. Inoltre, è bene sapere che alcuni alimenti interferiscono con l’efficacia di alcune terapie e che quindi la scelta di come e cosa mangiare può fare la differenza.

Una volta terminati i trattamenti farmacologici, il malato oncologico si trova spesso a fare i conti con una stato di malnutrizione, dimagrimento o, al contrario, di sovrappeso. A questo punto, la riabilitazione nutrizionale e, quando necessaria una buona e specifica integrazione, rappresenteranno strategie adeguate per ritornare in salute e fare prevenzione secondaria.

Dott.ssa Stefania Capecchi

Dott.ssa Stefania Capecchi